Accanto alla quattrocentesca chiesa parrocchiale di Valsecca, sulla sinistra, tra la chiesa e il cimitero, uno dei pochi o forse l'unico rimasto dopo l'editto Napoleonico, c'è una piccola chiesetta, sull'architrave del portale c'è una data 1902, ma non è l'anno della sua costruzione, ma della sua ristrutturazione. In essa è conservata l'immagine di Cristo morente in croce. A quando risalga la piccola cappella non si sa. Occupava la navata attuale ma era "indecente e pericolosa" (cronicon parrocchiale) . L'ampliamento del 1902 e opera dell'ing. Don Antonio Piccinelli. "Demolita la vecchia sacrestia" vi aggiunge la cupola, l'abside, ritocca il piccolo campanile e, sul davanti, un portico che avrà poi ritocchi nel 1964. Gli affreschi della volta e della cupola, che richiamano i segni della passione del Signore sono dei pittori bergamaschi Gaetano Oberti e Giovanni Cavalleri. Nel 1970 è stata restaurata con ritocchi, secondo le mode del tempo. l buoni fedeli di Valsecca nel 1894 però, avevano progettato di costruire al loro Crocifisso, una dimora più ampia e degna, ma "per una catena di avvenimenti, una peggiore dell'altra" non fu possibile e la costruzione, iniziata per la custodia del Crocifisso divenne, non so per quali strade, prima scuola elementare e poi sede del comune di Valsecca » Sia dell'immagine del Crocifisso che della chiesetta, le notizie si perdono nel tempo e ci si affida ad una "pia tradizione". L'autore dell'immagine è ignoto anche se oggi la si attribuisce allo scultore calabrese Fra Giovanni da Reggio. Per l'epoca lo si fa risalire alla metà del settecento ma, sia l'immagine che la chiesetta potrebbero essere anteriori. Infatti, dalla visita pastorale del Vescovo Mons. Pietro Milani, tenutasi a Valsecca il 15 X 2 settembre del 1604, tra le prescrizioni c'è anche questa: "allargare il buco del santuario acciocchè sia capace a ricevere ciò che si getta nel santuario". E' il santuario del Santo Crocifisso? Un altro particolare che mette in dubbio questa Pia tradizione potrebbe essere il quadro di San Marco Evangelista, collocato al centro dell'abside della chiesa parrocchiale, dipinto da Francesco Quarenghi nel 1729. La pergamena che San Marco sta scrivendo è un' ode alla croce. Come mai? Era già molto viva la devozione al Santo Crocifisso? Nell’abside della chiesa si può ammirare una tela del '600, di scuola veneta, raffigurante l'invenzione della S. Croce. Perché questa scelta? Non c‘e difatti documentazione scritta, per ora, il primo ed unico documento scritto, è un piccolo opuscoletto stampato nel 1884 dalla tipografia Daniele Legrenzi. L'autore è probabilmente un prete oppure lo stesso parroco. Scrive perché: "non seppi rifiutarmi alle istanze di alcuni devoti che mi pregarono di scrivere un breve cenno per far conoscere la benedetta effige di Gesù Crocifisso, che si venera a Valsecca". Il piccolo libretto narra come il santo Crocifisso sia giunto a Valsecca. Rifacendosi ad una "pia tradizione" lo dice portato a Valsecca, alla metà del settecento, da Bortolo Belli. Questo Bortolo Belli, era uno dei tanti ambulanti dl Valsecca di quel tempo che "viaggiava in quelle parti per ragioni di traffico", vendendo oggetti di uso casalingo, costruiti nelle fucine del paese o ai torni a pedale durante le giornate invernali. Lo aveva trovato o comprato ad Intra, sul lago Maggiore, e l'aveva portato a spalle fino al suo paese. Le due "B" presenti sulla vecchia croce, come attesta una vecchia fotografia, confermerebbero questa tradizione, lasciando però l'incertezza del tempo. II Santo Crocifisso è descritto così: "Il devoto Simulacro di grandezza più che naturale è scolpito in legno, (da restauro del 1996 il legno e il tiglio), con finissimo lavoro ed é racchiuso in bella nicchia dorata, che si innalza sopra il gradino dell’altare e forma con esso un solo disegno. Attorno alla croce vi sono tre graziosi angioletti in atto di raccogliere con un calice il Preziosissimo Sangue; questi sono per nulla sgradevoli, sia per la naturalezza delle forme, come per il devoto espressivo atteggiamento". Continuando nella narrazione, l'autore descrive poi la cappella, che era molto più piccola dell'attuale, ma in discrete condizioni con due affreschi di Antonio Sibella, pittore valdimagnino, raffiguranti uno la deposizione di Cristo dalla croce, l'altro I'Addolorata dipinti non molto tempo prima, essendo ancora vivente l'autore. Toccante è la descrizione che fa del santo Crocifisso "Essa rappresenta Gesù spirante, ed è artisticamente bella; massime la testa viene giudicata classica, non potendo si immaginare espressione più viva ne più eloquente. L'autore è ignoto; ma i pregi dell'opera sua rilevano un genio illuminato e scorto dalla fede e dall'amore, poiché non avrebbe potuto scolpire a si nobili tratti l'agonia divina di Gesù, chi non fosse avvezzo a contemplare il Crocifisso con lo sguardo di un'anima profondamente cristiana. Nei lineamenti di quella faccia adorabile si legge lo spasimo dell’atroce supplizio, santificato da una pazienza divina, addolcito da quell’ineffabile misericordia, che pose sulle labbra del morente Gesù la preghiera del perdono per gli stessi crocifissori. Non si può fissare lo sguardo in si pietosissima immagine senza sentirsi toccare il cuore di tenerezza e di compunzione; e ricordare all’anima l'intera storia dell'amore di un Dio, che per la salvezza delle sue misere creature, volle vivere e morire sazio di obbrobri e sitibondo ancora di pene". La devozione al Santo Crocifisso, inizialmente fu solo della popolazione di Valsecca, ma per alcuni avvenimenti eccezionali, si è diffuso in tutta la valle. L'autore ricorda il colera del 1836, un’ epidemia del 1849, ancora il colera del 1855 e del 1867, "e tutti quelli che sollevarono Io sguardo, il cuore e la prece a Gesù Crocifisso furono liberati dal morbo fatale". Queste circostanze contribuirono a divulgare la devozione al Santo Crocifisso oltre i confini di Valsecca e della valle, per cui " grazie continue spirituali e corporali ricevono coloro che con umiltà e fiducia, ricorrono a Gesù Crocifisso lo attestano i numerosi voti di cui si vedono coperte le pareti di questa di vota cappella. In ogni bisogno privato e pubblico, tutti ricorrono a lui. (Purtroppo in un recente restauro, forse per rendere più decorosa la cappella, furono tolti ed andarono dispersi; ne rimangono solo tre). A noi pragmatici e razionalisti, ci può far sorridere la pietà dei nostri avi, ma loro, con fiducia, ricorrevano a Lui anche in tempi di siccità o piogge incessanti e "venivano esauditi!”. "Si conta specialmente come in un anno di ostinatissima siccità, si cominciò la processione con uno splendido sereno, e si ritorno in chiesa sotto una pioggia ristoratrice. Forse taluno di poca fede vorrà attribuire la cosa a istantanea mutazione d'atmosfera o a qualche altra causa naturale, per non riconoscere l'0pera della potenza di Dio e I'efficacia della preghiera". In questo solco continua la devozione al Santo Crocifisso a Valsecca e nella valle, anche se si corre il rischio di celebrarlo più con folclore che con fede. L'augurio e la preghiera è che "da nessuno dei suoi devoti venga rapita la fede con vani ragionamenti, con una scienza ingannatrice, secondo le tradizioni degli uomini e dei principi del mondo e non secondo Gesù Cristo" Oggi i tempi e la fede hanno espressioni diverse. Certo non manca la devozione, ma non si è esenti dal rischio della perdita della fede in Dio. Oggi la celebrazione della festa avviene in modo fisso, ogni cinque anni, celebrazione che, date le possibilità, è fatta in modo solenne. Questa però e una tradizione abbastanza recente. E` solo dal 1935 che ci si comporta cosi. Prima le celebrazioni seguivano i ritmi della vita e gli avvenimenti della gente. Cristo era per tutti i giorni. Dal "Cronicon parrocchiale", che risale solo al 1898, si rileva la conferma di questo modo di comportarsi; così il 13 maggio 1915, il S. Crocifisso viene esposto all'adorazione e pregato per evitare gli orrori della guerra. 17 giugno 1915 è esposto per chiedere la pioggia. 28 dicembre 1921 è esposto all'adorazione per ringraziarLo per il ritorno dei reduci della guerra e per chiedere la pioggia. 21 agosto 1928 perdurando una lunga siccità, viene esposto per chiedere la pioggia. 31marzo 1935 si celebra in modo solenne la sua festa. Da questa data (31 marzo 1935) inizia la tradizione di far festa ogni 5 anni e viene fissato anche il momento dell'anno, la quarta domenica di quaresima. Non viene segnalata però la motivazione del perché ogni cinque anni e dalle persone anziane non ho ottenuto informazioni e spiegazioni. Il tempo, oltre che per motivi liturgici, è certamente legato alla forte emigrazione maschile, che iniziava a marzo. La norma però non viene rispettata perchè: 21 aprile 1938 si celebra un triduo di preghiere per chiedere la pioggia. 4° domenica di quaresima 1940, rispettando quanto stabilito, viene celebrata con grande Solennità. Il 29 agosto 1943 viene esposto il S. Crocifisso per pregare per la pace e per chiedere la pioggia. La celebrazione della festa non é mai per un giorno solo ma dura una settimana. Non avvengono celebrazioni della festa sia nel 1945 che nel 1950. Si celebra invece la festa, con grande solennità, l'11 marzo 1951 per ricordare il cinquantesimo di ordinazione sacerdotale del parroco Don Giovanni Trapletti. Nel 1955 si pensa a una data migliore per la celebrazione. E' modificata l'emigrazione; non è più solo stagionale ma annua, per cui, molti lavorano all'estero tutto l'anno. Si fissa di celebrare la festa l'ultima settimana di luglio e così avviene, coinvolgendo nella celebrazione tutte le parrocchie della valle. Ogni giorno della settimana è previsto il pellegrinaggio al Santo Crocifisso di una o più parrocchie. Nel 1960, si ritorna però a celebrarla nel mese di marzo (6-13 marzo) prima dell'inizio dell’emigrazione. Nel 1965 si ritorna a celebrarla nell'ultima settimana di luglio, tradizione che continua tuttora e viene celebrata con modalità particolari. Alla tradizione dei cinque anni ha fatto eccezione la celebrazione del 1983, "anno della redenzione", anno nel quale si sono tenute anche le Sante Missioni. Dal 1985 la festa si celebra ancora, in modo solenne, l'ultima settimana di luglio soprattutto per i parrocchiani di Valsecca, a cui si aggiunge molta gente della valle. Per questo tutta la settimana, ha una programmazione particolare, con catechesi e celebrazioni. La festa in questi ultimi anni, ha registrato un continuo aumento di partecipazione. Non manca il folclore, ma non manca anche la fede, accogliendo le raccomandazioni che si leggono nel libretto del 1884: "Onorate la sua benedetta immagine con ogni culto possibile, e per quanto facciate, non crediate di aver fatto abbastanza per dimostrarvi grati al Redentore Divino, di quanto ha fatto e patito per noi, di averci donato in codesta sua venerata effige, segni particolarissimi dell'amorosa sua protezione, ma l'amore li conduca spesso a visitarlo, a pregarlo, massime per le grandi necessità spirituali che ci stringono da ogni parte".